Aprire una società in Bulgaria o lavorare in Bulgaria in Nearshoring? È interessante notare oggi come si aprano questi nuovi scenari per chi, professionisti ed aziende, vogliono sfruttare tutte le opportunità che il mercato unico europeo mette a disposizione. Proviamo quindi a rispondere alla domanda, aprire una società in Bulgaria o fare nearshoaring, partendo dall’affermazione di alcuni principi fondamentali, che rispondono a loro volta a queste domande: quando conviene il nearshoring e quando invece è conveniente la delocalizzazione? La delocalizzazione in Bulgaria si applica sicuramente ai professionisti, i freelance, le piccole società. Per queste realtà aprire una società in Bulgaria e continuare a far girare qui quel business che prima facevano girare in Italia, significa entrare in un sistema fiscale di grande vantaggio dove esiste un’unica tassa, la famosa flat tax bulgara, che rimane ferma al 10% a prescindere dalla redditività annua individuale o aziendale, diversamente dall’Italia dove invece la flat tax (al 15%) si applica solo alle realtà economiche con fatturati inferiori a 85 mila euro annui.

Il nearshoring diventa invece interessante per chi vuole risparmiare sui costi di produzione senza perdere l’italianità del proprio marchio. Si tratta infatti, in questi casi, di spostare in Paesi come la Bulgaria, solo gli aspetti meramente produttivi, ovvero quelli industriali in senso stretto. La direzione amministrativa e tecnica rimane in Italia, mentre fuori dall’Italia, ma in Paesi vicini ed affini (come la Bulgaria) si sposta solo la parte produttiva potendo contare su un costo del lavoro che è un quinto di quello italiano. Ma non solo: il nearshoring, che qualche economista inizia a chiamare anche “friendshoring”, offre garanzie di continuità del business superiori rispetto alle vecchie forme di outsourcing industriali che hanno portato nei scorsi anni ad accentrare la produzione in Cina con tutti i punti interrogativi che ciò ha comportato. Va però detto, nel caso del nearshoring, che in questo caso non si ottengono i vantaggi fiscali della delocalizzazione perché comunque la residenza fiscale rimane in Italia. Questo è un limite ma, in alcuni casi, può essere comunque il male minore perché, per esempio, consente il mantenimento dell’italianità del brand.

In sintesi:

  • La delocalizzazione sposta completamente l’azienda dall’Italia alla Bulgaria sia da un punto di vista fiscale che operativo, ha sicuramente vantaggi molto grandi in termini economici ma in alcuni potrebbe non essere alla portata di tutte le realtà, per motivi di opportunità o etico-morali. Può essere una modalità di forte crescita economica sia per le aziende sia per i professionisti.
  • Il nearshoring prevede il trasferimento della sola parte produttiva dall’Italia a paesi vicini nell’Unione Europea per evitare dazi doganali e che offrono maggior stabilità sul lungo periodo grazie a standard democratici più vicini a quelli italiani. Non si applica ai professionisti.